L'incoerenza del dibattito su Fedez
Di recente, come per qualsiasi cosa che turba il normale andamento del nostro paese, il "caso Fedez" ha fatto aizzare le più fervide menti di tutto il mondo.
Il discorso incriminante pronunciato difronte le telecamere di RaiTre in occasione del Concertone del 1° Maggio ha avuto un successo nazionale e internazionale inimmaginabile, muovendo accuse pubbliche ma anche private, con conseguenti denunce e questioni legali. Benché gran parte del paese reputi abbastanza ilari le varie risposte dai diretti interessati, le ripercussioni legali non sono certamente questioni da affrontare ad un tavolino da caffé.
La voce privilegiata del rapper (come lui stesso ha definito la propria persona) ha subito attacchi da ogni dove, quasi paritari ai messaggi di stima che sono giunti all'attenzione pubblica: c'è chi lo accusa di aver alterato le conversazione avute con la Rai, chi denuncia il palese tono critico avuto contro la Lega, oppure chi smuove l'accusa dell'incoerenza, definendo il suo discorso inadatto e infattibile dalla sua persona. Ovviamente, chi possiede una Lamborghini ma non frequenta le sale di Montecitorio non può fare politica.
La cosa interessante, almeno per coloro che non si occupano direttamente della questione legale, è quell'accusa di incoerenza; ed è interessante perché è totalmente infondata.
Questo episodio ha dimostrato come sia i partiti sia, più in generale, chi viene accusato di un reato si difenda attaccando colui che ha "mosso la terra", o quantomeno è ciò che accade in Italia. Il discorso del rapper italiano è stato pronunciato basandosi su tre episodi fondamentali: quello del mancato supporto politico ed economico al mondo dello spettacolo, quello della censura da parte della Rai e, infine, la lettura di frasi omofobe provenienti da esponenti del partito della Lega. E riportarli l'uno accanto all'altro è gelante.
Non entrando in merito alle singole questioni, ciò che è stato abbondantemente fatto dalle varie testate giornalistiche, è peculiare come nessuna di queste affermazioni reali siano state accettate dai diretti interessati. Il Governo non è riuscito a donare un supporto concreto ai lavoratori nel campo della cultura e dello spettacolo, lasciandoli al loro destino mentre le questioni politiche si interessano maggiormente al pronunciarsi sulle questioni calcistiche: è offensivo per la situazione in cui l'Italia culturale si trova da anni riaprire gli stadi piuttosto che i musei, anche per un governo composto prettamente da volontà economiste. La Rai non riesce ad ammettere come le sue produzioni e i contenuti mandati in onda siano il risultato di un attento processo di controllo, per non rendere dispiacere ai partiti loro promotori; il non poter essere libero di riportare le affermazioni omofobe e sconcertati dei politici leghisti pronunciate davanti telecamere o sui palchi dei comizi, ha un retrogusto di oscurantismo. E, infine, la risposta del leader leghista Matteo Salvini alle accuse mosse da Fedez sembra uscita da un cartone ambientato in un asilo: oltre a non aver ripreso o aver presentato scuse per le affermazioni dei suoi seguaci, ha aperto il suo post-commento sull'accaduto con un'invettiva contro il cappellino del cantante, firmato dalla Nike.
Eppure il messaggio che Fedez ha portato è stato quanto più ignorato da molti, proprio per l'incapacità degli italiani di riuscire a scindere la persone dalle loro parole. Fedez non piace perché lui ha la possibilità di fare e, soprattutto, di parlare. Come lui stesso ha commentato, grazie alle sue risorse avrà la possibilità di difendersi contro le varie accuse e querele legali.
Un discorso del genere ha potuto farlo soltanto per questo, perché un artista o un lavoratore della televisione con meno risorse non avrebbe potuto. La questione è questa: lui ha mosso quelle accuse non perché è Fedez, ma perché può permettersi di farlo sotto tutti i punti di vista, da quello economico a quello riguardante la visibilità. Eppure tutte le sue ragioni e parole giuste vengono ignorate, solo perché siamo incapaci di guardare oltre la persone.
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