Maggio 1860: Il Gattopardo
(Premessa: questo è un testo argomentativo scritto dalla sottoscritta nell'estate 2017; il linguaggio non è perfetto, ne sono consapevole, ma mi sono innamorata talmente tanto de Il Gattopardo che non posso non pubblicarlo.)
"Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone."
-Giuseppe Tomasi di Lampedusa
1861. Il Regno di Sardegna, il Regno Lombardo-Veneto, il
Ducato di Parma, il Ducato di Modena, il Granducato di Toscana, lo Stato
Pontificio e il Regno delle Due Sicilie si uniscono. Si forma il Regno
d'Italia; Vittorio Emanuele II ne diventa re e viene eletto un nuovo
Parlamento. Lui nacque dopo 35 anni.
1955. La penna è diventata la sua migliore amica,
l'inchiostro il suo compagno di avventure e la sua mente è l'oratrice che
racconta gli anni della famiglia Salina prima, durante e dopo la formazione del
Regno d'Italia. Giuseppe Tomasi di Lampedusa sta scrivendo il suo primo ed
ultimo romanzo, Il Gattopardo. Iniziato nel 1954 e terminato nel 1956.
2017. Le pagine ingiallite voltano espressione sotto i
tuoi polpastrelli, le parole scorrono sotto i tuoi occhi e Bendicò sta cadendo
dalla finestra. FINE. La parola che ti ferma, è scritta in grassetto, forse per
sottolineare che è davvero tutto finito. I Salina, i Falconeri, i Sedàra e i
'Gesummaria' della Principessa.
ADESSO. Vi siete mai chiesti il perché della lettura di questo
romanzo, per piacere personale o solo per dovere scolastico. E' ovvio. Quindi
parleremo del perché leggere Giuseppe Tomasi di Lampedusa, facendo riferimento
in gran parte (se non del tutto) alla sua creatura; poiché, come lui stesso
afferma, non era un uomo molto loquace e neanche la sua vita è stata resa nota
in grandi parti (come al solito ringraziamo Wikipedia per le molteplici
informazioni sull'undicesimo Principe di Lampedusa).
In primo luogo
dobbiamo riconoscere la straordinaria capacità di fondere peculiarità del
passato e del presente. Ricordiamo che la storia si svolge tra il 1860 e il
1910, scritto tra il 1954-56 da un personaggio che ha visto tramontare la
monarchia e sorgere la repubblica. Poco dopo la pubblicazione de Les Fleurs
du mal di Baudelaire nel Regno delle Due Sicilie ancora vi è la censura di
alcuni libri, che Don Fabrizio, alcuni considerati indecorosi da egli stesso,
riesce ad avere attraverso vari sotterfugi. Purtroppo, al giorno d'oggi, ancora
la cesura è un fenomeno presente, soprattutto in paesi principalmente
Orientali. Un altro fenomeno cui Tomasi di Lampedusa prende parte è quello del
racconto del sesso, o del desiderio carnale dei personaggi. Come viene visto
ancora oggi il sesso? Al tempo del romanzo era quasi peccato parlarne, o anche
solo pensare ad un contesto così intimo non ancora sposati (in prevalenza per
le donne). Durante la stesura del libro vediamo che qualcosa cambia: il
romanziere ne parla con molta fluidità e, pur non entrando in situazioni esplicite,
riesce a ricreare l'idea di un'Italia molto più 'libertina' e libera rispetto
al XIX secolo. Ancora oggi l'argomento viene trattato in maniera molto più
spontanea, seppur ancora controllata. Qui entra in gioco l'adulterio e la
frustrazione sessuale del Principe Fabrizio, che si consola tra le braccia di
Mariannina. Oggi vediamo molteplici coppie che si lasciano in caso di
tradimento. L'ultimo punto è l'influenza sulle decisioni altrui, la vediamo da
parte del sindaco Sedàra sull'organista Tumeo.
Un'altra motivazione è
molto semplice: è un capolavoro. Addentrandovi nella terza parte scoprirete una
descrizione di luoghi talmenti semplici che grazie a Tomasi risultano perfetti
ad occhi che non hanno neanche mai ammirato quel paesaggio donnafugasco. La scena
della morte del povero coniglio vi coinvolegerà talmente tanto che crederete di
essere voi Don Fabrizio. E' un capolavoro anche per il modo in cui affronta il
cambiamento: oltre ad un cambiamento involontario vediamo quanta impronta ci
sia del passaggio dalla monarchia alla repubblica, anche se in un contesto ben
diverso. Ritroviamo la bellezza anche nel momento in cui Padre Pirrone nega la
somiglianza tra due ceti ben diversi e ne sottolinea la non curanza verso l'un
l'altro.
Eccoci arrivati al
punto più importante (o quasi) dei motivi per leggere questo libro: Don
Fabrizio Salina. Il Principe è un maestro della vita. Pur essendo il romanzo in
terza persona sembra di leggerlo attraverso lui. E, metaforicamente parlando,
un uomo che vuole piangere e vuole amare(*). Vuole piangere mentre
corteggia la morte (grazioso eufemismo offertoci gentilmente dal nipote
Tancredi), vede nelle stelle ciò che non ha mai vissuto, quei settant'anni che
sono scivolati via dalla sua persona in quella stanza d'albergo nel Luglio del
1883. I suoi veri anni che ha vissuto sono stati solo tre e, pur essendo morto
come desiderava, come ammirava nel quadro "Morte del Giusto" di
Greuze, ha vissuto una vita non sua, che non gli è appartenuta. Non è forse ciò
di cui ci rendiamo conto anche noi, seppur troppo tardi?
Eccoci arrivati
all'ultimo punto, la chiave del romanzo (come scrisse Giuseppe Tomasi stesso):
Bendicò. Ma chi è Bendicò? Bendicò è l'alano di casa Salina, il fedele compagno
di Don Fabrizio, felicemente incomprensibile e incapace di provocare angoscia.
Bendicò era un Salina, con lui sono morti con con il Principe come egli stesso
pensava alla vista della tanto bramata creatura. I Salina sono vissuti sin
quando la pelle, trasformata in tappetto del tre sorelle rimaste alla casa di
famiglia, e sono morti quando è volata giù dalla finestra in un mucchietto di
polvere livida. Nella voce sovrastante del principe si udiva il ruggito del
gattopardo ma nelle zampone del cane si rivedeva i suoi artigli.
Ma che mondo sarebbe
senza gli oppositori, coloro tanto eruditi e sprovvisti di freni che vanno in
giro a parlar contro "Il Gattopardo". Giustamente esiste la libera
opinione, poiché tot capito tot sententiae, vediamo quali sono le più
gettonate.
Ha un linguaggio
troppo complesso.
Come direbbero i
latini, vexata quaestio. Ossia una questione tormentata. Si discute
molto sul linguaggio usato dall'autore ma dobbiamo ricordarci di un uomo del XX
secolo che ha creato un romanzo che racconto del XIX, quindi linguaggio e modi
totalmente diversi. Abbiamo letto Platone, Seneca, Dante, Shakespeare,
Pirandello e Verga, con scritti ancor più complicati, niente vi frena da
leggere "Il Gattopardo", se non voi stessi.
E' un misto tra storia
e fantasia, un disastro in poche parole.
Molto sono all'oscuro
che il Principe Fabrizio è 'realmente' esisto. Infatti il personaggio è stato
creato basandosi sul bisnonno dello scrittore, Giulio Fabrizio Tomasi,
astronomo e realizzatore di un osservatorio astronomico. Il Gattopardo
racconta fatti realmente accaduti in un contesto inventato, ciò è il miglior
modo per far conoscere ai ragazzi gli avvenimente del tempo. Pur non essendo un
romanzo storico, insieme a De Roberto e Pirandello, ha creato una nuova
concezione tra scrittura e storia.
Per i coraggiosi che
sono arrivati sino alla fine è bene che sappiano: oggi abbiamo parlato sia del
perché leggere Il Gattopardo, ma lo abbaimo anche elogiato, forse è per
questo che non riconoscerete i vari nomi o non capirete quella strana voglia di
andare in libreria a comparlo. Anche se qualche goccia di verità si disperde in
questo oceano di parole Il Gattopardo e tutti i suoi perosnaggi rimarranno solo
un ricordo letterario ed indelebile nella letteratura italiana. L'unica
certezza è che tutti voremmo avere una Maria Stella che esclama uno dei suoi
'Gesummaria!" nei momenti di maggiore tensione.
(Per coloro che hanno
letto il romanzo: quando tutto è cambiato tutto è rimasto com'era ma quando tutto
è rimasto com'era è cambiata un'intera verità.)
(*) I wanna cry and
I wanna love, Another Love, Tom Odell.
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