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L'incoerenza del dibattito su Fedez

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Di recente, come per qualsiasi cosa che turba il normale andamento del nostro paese, il "caso Fedez" ha fatto aizzare le più fervide menti di tutto il mondo.  Il discorso incriminante pronunciato difronte le telecamere di RaiTre in occasione del Concertone del 1° Maggio ha avuto un successo nazionale e internazionale inimmaginabile, muovendo accuse pubbliche ma anche private, con conseguenti denunce e questioni legali. Benché gran parte del paese reputi abbastanza ilari le varie risposte dai diretti interessati, le ripercussioni legali non sono certamente questioni da affrontare ad un tavolino da caffé.  La voce privilegiata del rapper (come lui stesso ha definito la propria persona) ha subito attacchi da ogni dove, quasi paritari ai messaggi di stima che sono giunti all'attenzione pubblica: c'è chi lo accusa di aver alterato le conversazione avute con la Rai, chi denuncia il palese tono critico avuto contro la Lega, oppure chi smuove l'accusa dell'incoerenza,...

Socio-antropologia dei disturbi alimentari

Il tema dei disturbi del comportamento alimentare (DCM), definiti nel DSM 5 come Disturbi della nutrizione e della alimentazione, interessa un’ampia categoria di studi accademici, che si divide al suo interno in base all’aspetto della patologia studiato: dallo studio del significato del cibo a livello storico-sociale fino alla ricerca delle cause psicologiche dei disturbi stessi. Come premessa, è necessario ricordare a cosa questa denominazione si riferisce: con disturbi del comportamento alimentare intendiamo una patologia caratterizzata da un alterato rapporto con il cibo e il proprio corpo, associati a comportamenti deleteri, dismorfofobia e un’ossessione per il proprio peso corporeo. Ad oggi, l’eziopatogenesi del DCA non è chiara, ma da ricondurre ad una serie di fattori che approfondiremo in seguito. In base alle diverse pratiche comportamentali, i DCA vengono classificati in diversi categorie: anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione inco...

Limiti e frontiere nella globalizzazione

Il concetto di limite risulta un’utopia nella storia dell’umanità. Sin dall’antica Grecia, tempo in cui sono state gettate le basi della cultura occidentale e in cui comincia a maturare il concetto di uomo , la parola, alla stregua di un divieto religioso, appare come una sfida: dall'ulisse omerico a Prometeo, dalla mela di Eva alle Indie per Colombo; il limite, il divieto, è da sempre considerato come un qualcosa che deve necessariamente essere superato, come a soddisfare una sorta di appagamento. In parte, possiamo elevare ad un grado più alto il detto «siamo figli della storia», che dal suo carattere popolaresco e demagogico può assumere una valenza pseudo-scientifica. Infatti, ad oggi, viviamo un fenomeno risultato di un'insurrezione religiosa e di avversità intellettuale verso  le frontiere, le barriere, dei nostri progenitori: la globalizzazione.  Figlia dell’ostilità verso il limite, essa si propone come distruttrice di frontiere e di barriere, mettendo sul tavolo un...

Il disagio dello scrivere

È da molto che non scrivo , o, per meglio dire, è da molto che non mi posiziono sulla sedia davanti il mio computer; in realtà ho scritto, molto. Sperando di non tediarvi, vorrei brevemente descrivere ciò che mi è successo ogni volta che ho cominciato a digitare qualche parola, e ciò sarà anche il filo conduttore di questo post: in queste occasioni, provavo ciò che ho denominato il disagio dello scrivere . Premetto che ho sempre amato la scrittura, in ogni sua forma, e mi sono e mi sto dilettando nella composizione di poesie, romanzi, saggi, in modo più o meno fallimentare. Il problema principale sorgeva nel momento in cui cominciavo a fare delle ricerche per la composizione di articoli con un tema ben preciso: ci sono circa una ventina di titoli pronti per essere sviluppati, che spaziano tra Storia e Sociologia; ciò che provavo, cercando sempre più informazioni, collegando i vari argomenti, era il profondo disagio, nonché un certo grado di timore, del non sentirmi abbastanza prepara...

Perdita di se stessi e il mito dello Specchio

Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di illusione continua, quasi fluido, malleabile; [...]  - Uno, nessuno, centomila Luigi Pirandello  Senza dubbio, nella trattazione di questo tema, Pirandello è il letterato più adeguato per condurci in un problema di ordine sociale e psicologico: la perdita di se stessi. Come premessa voglio sottolineare che non sono laureata in Psicologia o Sociologia, ciò che scrivo può essere giusto quanto inesatto; le mie parole non hanno valore assoluto ma di riflessione, e l'ultimo mio intendo è quello di cadere in un dogmatismo involontario.  Il contributo della società contemporanea  Il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman definì la società contemporanea come liquida : una società priva di certezze e di capisaldi cui fare riferimento. È un'affermazione straordinariamente innovativa ma anche paradossale, se riflettiamo e osserviamo la realtà attorno a noi: la società...

Tradimento

Avete aperto incuriositi e scettici questo articolo, adesso avete il dovere morale di leggerlo e riflettere sull'argomento! Nella descrizione di questo blog ho tenuto a sottolineare come esso sia un viaggio tra passato e presente, e uno degli argomenti che connette queste due ere - anche il futuro - è senza dubbio il tradimento . La considerazione, prettamente occidentale, che abbiamo del tradimento è caratterizzata da una visione etnocentrica e storicocentrica; dalla nostra attitudine a parlarne su un piano relazione-amoroso, nella maggior parte dei casi monogamico. La parola tradimento deriva dal latino "tradere", letteralmente ' dare oltre ' più di quanto ci è concesso: nel tradimento in un matrimonio, il 'traditore' dà all'amante più di quanto gli è concesso dai suoi doveri e obblighi matrimoniali.  Ma nel tradimento c'è una relazione inversamente proporzionale: nel momento in cui diamo qualcosa in più, togliamo qualcosa all'altro compo...

L'impossibilità dell'Ateismo (prima parte)

[Questa è la prima parte di una ricerca che sto conducendo ormai da tempo, e verte, in particolar modo, sulla mia personale esperienza e i ridotti studi scolastici; nella seconda parte cercherò di approfondire l'argomento con il supporto di ulteriori e più approfondite conoscenze] "Ateismo"  Ci ho pensato molto al titolo di questo articolo, dubitando sul poter prendere in prestito il termine   ateismo , e poterlo usare in un'accezione che si distacca dalla religiosa. E' quindi doveroso sottolineare come, con l'uso di questo vocabolo, non ridurrò l'analisi all' assenza di Dio , in cui per Dio intendiamo l'essere supremo venerato da diverse religioni; bensì, intendo utilizzare il termine in una dimensione più ampia: quella sociale, traducendolo nell' assenza di Certezza.   La   Certezza , quindi, assume una connotazione assoluta e personificata.  La Certezza Al termine dell'ultima interrogazione di Filosofia dell'anno, la pr...